55° edizione: 2011, 5000 partecipanti e 1 Elefante solo: il mio!
Da qualche anno avevo programmato la partecipazione all’Elefantentreffen nella Foresta Boema, ma solo quest’anno è stato possibile andare al Raduno più freddo del mondo, con il mio elefante.
Elefante nasceva a Norimberga alla Zundapp Werke GmbH in un periodo tra i più tragici della storia moderna quando la guerra infuriava nel cuore dell’Europa. Era la fine del 1942 e viene trasferito in Italia su lungo convoglio con altri elefanti al seguito delle truppe tedesche. Ogni “Kradmelder” prima che gli venisse affidato un sidecar doveva seguire un corso di addestramento di circa 6 mesi; infatti, i destinatari di questi mezzi, i “kradschutzen” (motociclisti fucilieri) godevano di grande rispetto da parte degli altri militari. Oltre ad essere ottimi motociclisti, sia su strada che su terreni accidentati, dovevano conoscere e quindi provvedere personalmente alla manutenzione del mezzo; dotati di speciale abbigliamento per proteggersi dalle intemperie, erano considerati complementi indispensabili delle forze armate tedesche.
Non ci è possibile conoscere su quale fronte il nostro elefante abbia involontariamente prestato servizio; molto probabilmente ha vissuto tempi duri, da Monte Cassino ad Anzio su sù fino alla linea Gotica. Mitragliato dagli aerei alleati, sfuggito agli agguati delle Brigate Partigiane, viene abbandonato dalle truppe tedesche in fuga sull’Appennino parmense, lasciato presso qualche demolitore, considerato complice di un feroce esercito ormai sconfitto, passa di mano in mano fino ad arrivare a me.
Il proprietario precedente lo aveva smembrato dei rari pezzi originali, venduti a parte, sostituiti con repliche di pessima fattura.
Ho desiderato per anni di possedere un elefante e così, trovandomelo davanti, malmesso ma ancora in grado di riprendere la sua efficienza primitiva decidevo di prendermene cura per cancellare qui terribili ricordi di gioventù.
Con l’aiuto di un amico l’ho restaurato totalmente, rimpiazzando le parti mancanti con pezzi originali e curando le ferite del tempo e dell’incuria dei precedenti proprietari. Elefante, nella sua splendida forma originale, entrava a pieno titolo a far parte della famiglia.
Docile e sempre pronto alla partenza, mi seguiva all’ufficio postale, sul greto dell’Adda, ospite d’onore al 1° raduno mondiale KS 750 e R75 a Piacenza, alla celebrazione del 60° anniversario della battaglia di El Alamein, in Sardegna e ovunque decidessi di andare.
Forse Elefante avrebbe voluto ritornare a casa, che aveva abbandonato quasi 70 anni fa. Quale buona occasione di partecipare all’Elefantentreffen in Baviera e magari incontrare gli altri elefanti?
Decidiamo di partire soli io e lui con pochi bagagli ma tanta voglia di un lungo viaggio insieme. Ultimi controlli: l’olio, le candele, il carburatore, pneumatici. Tutto OK! Si parte; di buona ora, quando tutti i milanesi sono già in coda sulle loro auto…temperatura sotto zero; Elefante fa fatica, non essendo abituato alle basse temperature. Il monoblocco congloba i collettori quindi alle basse temperature la carburazione risulta difficoltosa. La maggior parte degli elefanti vennero spediti in Russia (operazione Barbarossa) e in Sud Europa e Italia. Elefante è stato più fortunato trovandosi in condizioni climatiche e di terreno più favorevoli.
Ci districhiamo tra il traffico e, credetemi, Elefante non passava inosservato; in questi ultimi anni (è già da 20 anni con me) Elefante non veniva visto come minaccia ma con amichevole rispetto e curiosità.
Finalmente in autostrada. La temperatura si mantiene rigida ma tutto fila liscio; Elefante corre in scioltezza, malgrado i suoi 600 chili di peso; sono attento ad ogni piccolo rumore che possa far presupporre un qualsiasi affaticamento.
Ci fermiamo a rifornirci e sempre ripartiamo senza esitazione. Altri elefanti molto più giovani e anche più forti ci sorpassano e salutano il veterano; rispondiamo al saluto.
Eccoci al Brennero, superiamo il confine, non più sbarre, non più garitte, non più soldati in armi…
Il buio arriva velocemente; decidiamo una sosta, un tetto per entrambi per essere riposati e pronti il giorno seguente.
L’alba nebbiosa non fa ben sperare. La temperatura scende, ma le strade sono ben pulite e cosparse di sale; nessuno ci può fermare ed Elefante, da buon pachiderma, dimostra la sua robustezza e la sua costanza.
Sulla stessa strada, lunghe colonne di autotreni trasportano verso nord tonnellate e tonnellate di merci. I loro autisti, nelle cabine riscaldate e fornite di ogni comfort, aspettano un nostro cenno per sorpassare; noi, più lenti, ci spostiamo sulla corsia di emergenza per non intralciare il loro lavoro.
Ogni tanto, alternativamente, stacco le mani dal manubrio per facilitare la circolazione alle mani intirizzite e accarezzo amorevolmente Elefante, sicuro che non mi abbandonerà; fortunatamente i piedi sono riscaldati dai poderosi cilindri posti orizzontalmente.
Ormai la Foresta Boema è vicina; decine e decine di giovani elefanti si dirigono in piccoli gruppi verso il punto d’incontro. Arriveremo a Solla, al 55° Elefantentreffen alle 14,30, dopo circa 800 km di freddo e nebbia.
Siamo accolti con grande simpatia e ammirazione da tutti i presenti, tutti amici del grande popolo delle due e tre ruote. Tre giorni in grande compagnia. Purtroppo Elefante contava di incontrarsi con altri amici elefanti; purtroppo così non è stato, unico elefante in questa edizione… pazienza sarà per la prossima volta. In compenso tutta l’attenzione di molti dei presenti era concentrata su di lui. Quante persone lo hanno accarezzato e quanti sono rimasti stupiti dalla sua ancora smagliante forma. Dopo fiumi di birra, salsicce e giri tra le montagne della Foresta Boema, il momento del ritorno è arrivato.
Si parte all’alba, fredda oltre -10 ma con il sole. La visiera del casco si ghiaccia all’interno e la mia barba diventa ancora più bianca…Il grande popolo dei radunisti invernali è sulla via del ritorno; ci superano e non mancano come sempre di salutarci. Purtroppo il sole ci abbandona dopo solo poche decine di chilometri, lo ritroveremo appena dopo Innsbruck. Il ritorno avviene senza problemi, arriveremo a casa qualche ora prima del tramonto. Totale dei chilometri percorsi, quasi 2000!
Una meritata doccia aspetta Elefante per ripulirlo dal sale e il meritato riposo nel garage riscaldato in attesa della bella stagione e soprattutto dell’appuntamento imperdibile ad El Alamein per la celebrazione del 70° anniversario della battaglia nel deserto.
Sicuramente le temperature saranno più clementi! Auguri Elefante.
Tino Sacchi
55° Elefantentreffen in cifre.
1° edizione: 1956, solo 20 i partecipanti, tutti e 20 furono Elefanti Zundapp sidecars
55° edizione: 2011, 5000 partecipanti e 1 Elefante solo: il mio!
Temperatura minima: - 15° max + 3°
Italiani presenti (una mia valutazione): 25%
Vespe presenti: 20, tutte dall’Italia, onore ai vespisti!
Lambrette presenti: nessuna
Lambrettisti presenti: 1
L’Elefante in cifre
ZUNDAPP KS750 “ELEFANT”
Esemplari costruiti 18630
Primo esemplare Maggio 1941 – Norimberga
4 tempi
85 x 75
2 cilindri – boxer 170°
751 cc
Valvole in testa a bilancieri
Compressione 6,2 : 1
26 cv a 4000 giri’
5,25 kgm a 2650
Velocità max 95 km/h – minima 4 km/h
Peso a secco 400 kg
Peso a pieno carico 820 kg
Consumo 6 l x 100 km
Consumo in fuoristrada 8,5 l x 100 km
Pendenza superabile in 1° ridotta: 45%
Autonomia 300-320 km
Capacità serbatoio 23 l
Riserva 3 l
Olio 2,251
4 marce + retromarcia
4 marce ridutte + retromarcia
Bloccaggio differenziale
Mezzo per ricognizione, scorta, assalto, cacciacarri, trasporto munizioni, pattugliamento
1 conducente + 2 passeggeri
Armamento: MG 34 – MG 42 + armamenti ed equipaggiamenti individuali
3 borse portamunizioni
1 ruota (o due) di scorta
Il mezzo era sprovvisto di protezioni; godeva però di elevata manovrabilità e di largo angolo di visibilità.
Il basso profilo e le ridotte dimensioni lo rendevano facilmente occultabile e mimetizzabile.
Salve.
Sono un motociclista/lambrettista e le volevo fare i miei complimenti per il bel racconto di viaggio del raduno degli Elefanti. Leggendo quelle poche righe ha reso perfettamente l’idea del clima motociclistico che si respira :non importa quello che si guida, l’importante è essere al raduno . Grazie per avermi fatto sognare …. Saluti Leo Bardella