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TINO E NADIA
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Australia 2005
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Seconda parte
La partenza da Sydney
Finalmente il giorno della partenza che, come stabilito, è prevista da Leichard. La giornata piovigginosa non è di buon auspicio per il nostro programma, ma ugualmente il nostro umore è alle stelle e, dopo il rito dell’ultimo caffé e i saluti a Toni e ad alcuni lambrettisti australiani, si parte. Lasciando dietro di se una spessa cortina fumogena dei motori ancora freddi, la colonna di Lambrette imbocca, senza incertezze, in direzione delle Blue Mountains verso Ovest, Paramatta Road che è una delle più congestionate strade che collegano Sydney con il resto del paese. Siamo circondati dal flusso intenso dei veicoli, con i conducenti un po’ incuriositi, un po’ divertiti, per questi insoliti scooteristi in trasferta con i banners posti sui bagagli che non lasciano dubbi sulle loro reali intenzioni. Ce la faranno? Non ce la faranno? Noi siamo ottimisti, loro no. Allontanandoci da Sydney il traffico si dirada incanalandosi in parte sull’autostrada e verso altre direzioni; noi filiamo percorrendo la strada normale che, con le sue ampie curve in salita, si dirige verso Katoomba sulle Blue Mountains seguendo anzi inseguendo Bill e Peter che, entusiasticamente, iniziavano con noi la tanto sospirata vacanza. Siamo infreddoliti per la pioggia; inoltre allontanandosi dalla costa e salendo sulle montagne, la temperatura scende sensibilmente e, con il sopraggiungere della notte, la visibilità e le gocce di acqua sulla visiera ci sconsigliano di proseguire. Passiamo la notte a Katoomba in un ostello per la gioventù. All’alba, prima della partenza ritocchiamo la carburazione delle Lambrette e cerchiamo una sistemazione più adatta ai bagagli. Apprezziamo con invidia la comodità dei carrelli monoruota dei nostri compagni di viaggio che consentono di trasportare, protetti da pioggia e fango, anche le attrezzature fotografiche, oltre agli abiti; inoltre, guardandoli correre davanti a noi, non sembrano condizionare la manovrabilità degli scooters e anche in discesa e in curva, la stabilità e la velocità non vengono assolutamente penalizzate. Ormai superata la Great Dividing Range attraversiamo Bathurst, Orange e Dubbo. La strada è ottima e il traffico è praticamente inesistente e le nostre Lambrette corrono verso Nord Ovest attraverso la pianura. L’attività predominante in questa area è l’allevamento e dopo Dubbo, percorrendo la Michell Hwy, abbiamo già la netta sensazione di essere ormai entrati nell’Outback Australiano. Viaggiando verso Nord, avvicinandoci al tropico, con tappe giornaliere che vanno dai 350 ai 490 km, la temperatura va gradualmente salendo e questo ci fa meglio apprezzare il viaggio e il paesaggio. L’ordine di marcia vede Bill in testa e a seguire Peter, Nadia ed infine io a chiudere la fila. Nadia, ormai una veterana della Lambretta e fedele compagna dei miei vagabondaggi lambrettistici e non, mantiene tranquillamente il ritmo del gruppo e a volte mi sorprende per come affronta con stile proprio anche le curve più impegnative. Le distanze tra i distributori di benzina ormai sono sensibilmente aumentate e noi, non ancora abituati, rimaniamo senza benzina (non succederà più però) e troveremo rifugio durante la notte presso un piccolo ma accogliente alberghetto a Byrock. L’Outback australiano, Bourke “The gateway of the Outback”; entriamo nel Queensland, quindi Cunnamulla, Charleville, Blackall. La strada, prevalentemente pianeggiante, consente elevate medie giornaliere e approfittiamo delle soste per il rifornimento di carburante per fugaci spuntini a base di “sausice rolls” e “shepherd pie” che, assieme alla “T bone steack” possono considerarsi specialità diffusissime ovunque, anche nella più sperduta località del deserto. I sousice rolls non vanno consumati al tramonto, quindi prima di coricarvi, perché c’è il fondato rischio di trascorrere la notte in bianco oppure di non svegliarsi del tutto; assolutamente proibito se dormirete in tenda. Raggiungiamo Winton, dopo aver superato il tropico del Capricorno. Winton, città natale di musicisti e poeti, è il punto di partenza sia per chi viene dal sud, sia per chi viene dalla costa, per dirigersi verso Darwin a Nord o verso Alice Springs a Ovest percorrendo la Outback Hwy. Qui a Winton c’è l’ultima possibilità per eseguire riparazioni importanti o per fare scorta di viveri per attraversare il Simpson Desert, o semplicemente l’ultima occasione per trascorrere una serata in un accogliente ristorante prima del grande balzo. Riempiamo i serbatoi di carburante, anche quelli di scorta, acqua e una piccola scorta di viveri; ripariamo i pneumatici e ci separiamo di qualche indumento ritenuto non indispensabile. Partenza, come al solito, non troppo presto, quando i nostri compagni, molto più efficienti di noi, hanno già preparato la colazione e hanno già sistemato i bagagli. Possiamo proprio dire che tutto è filato liscio come l’olio, tranne la rottura dei parafanghi di entrambi i carrelli, qualche foratura, l’intasamento del filtro benzina, quindi tutto nella norma, sennonché dopo un centinaio di kilometri ci accorgiamo dell’incrinatura del timone di uno dei due carrelli, quello di Peter. Il rischio che si potesse spezzare di netto, con le immaginabili conseguenze per chi stava dietro, era fin troppo evidente, quindi Peter, per non far correre rischi ai compagni si porrà in fondo al gruppo. Riusciamo ad effettuare una riparazione provvisoria ma sufficientemente sicura per raggiungere un punto in cui si potesse effettuare una riparazione più adeguata.
Anche uno dei portapacchi aimè di rompe.
Decidiamo quindi di fermarci a Middleton, unico punto di riferimento tra Winton , da cui dista 170 km, e quasi 200 da Boulia. Middleton è segnalato su quasi tutte le carte geografiche e se forse qualcuno si aspettasse di arrivare in un paese, un villaggio o in una cittadina, rimarrebbe deluso. Middleton è una casa di frontiera, con un pub/ristorante, qualche “cabin” per la notte, acqua, benzina e un atelier per riparazioni e soprattutto gestori simpaticissimi. Giustamente chi conosce le carte non rimane sorpreso più di tanto in quanto anche un insediamento così ridotto, assume una importanza enorme per chi percorre queste piste e soprattutto per noi è un rifugio e nel contempo un aiuto per riparare il nostro PAV oltre che a riposare le nostre povere ossa. All’interno, foto ingiallite, quadri, ritagli di giornali, reperti arrugginiti di altri tempi; pezzi di storia di questo sperduto luogo, segnano il tranquillo trascorrere del tempo mentre il Boss, ci dicono sia esperto conduttore di cammelli e vincitore di molte gare: un vero mito in tutta la regione. Ci saluterà simpaticamente schioccando la sua frusta. Lo fa anche quando qualche bus di turisti, passando da queste parti, si ferma e i turisti affascinati da questo magico posto, al momento della partenza si intrattengo più del dovuto. Davanti alla Road House fa bella mostra di se una vecchia carrozza della Cobb & Co. che per anni (fino al 1926) ha collegato Winton con Boulia. Ora è una attrazione da fotografare per i viaggiatori così come un ciarliero pappagallo e un cucciolo di canguro di cui Nadia immediatamente si innamorerà e che si vorrebbe portare in Italia ( e cosa diranno i nostri gatti). Riparato il carrello e il portapacchi, ripartiamo verso Boulia. Un cartello ci avvisa che la pista che stiamo per imboccare è aperta al traffico, ma solo per fuoristrada ad alta distanza dal suolo; e gli scooters? Mai visti da questi parti; saremo i primi a percorrere la Outback Highway con le nostre Lambrette!! La strada non è male; dopo una sosta alle rovine del Min Min Hotel, o meglio quello che rimane di una vecchia stazione di posta, continuiamo verso Boulia che raggiungeremo in serata. Il Simpson Desert è di fronte a noi; all’entrata del villaggio, un cartello ricorda come monito a chi passa di qui, che l’esploratore Burke e l’amico Willis, si fermarono a riempire le proprie borracce al fiume (che in seguito prenderà il suo nome) prima di attraversare il Simpson Desert; il cartello aggiunge che i due esploratori morirono però di fame e di stenti… Non dimentichiamo il suggerimento e non mancheremo di passare la serata in allegria al ristorante!! Il ristorante, come il pub, è un importante punto di aggregazione degli abitanti di queste regioni; qui ci si incontrano gli allevatori e proprietari di terreni distanti anche 50 – 100 km, si prendono contatti, si fanno acquisti o semplicemente ci si conosce, si ascolta la musica e soprattutto si mangiano favolose bistecche, le “T” bone steeck. Facciamo rifornimento di carburante, di acqua, un po’ di cibo; controlliamo gli scooter, serrando bene tutti i bulloni in quanto ci apprestiamo a percorrere un tratto di 250 km, il più lungo senza rifornimenti. Il fondo stradale è a volte sassoso a volte sabbioso e le nostre Lambrette mantengono velocità che vanno dai 25 ai 65 km/h, lasciando dietro di se un pennacchio di polvere che penetra ovunque. Incontriamo i canguri che a volte corrono in fianco a noi in una sorta di gara con armoniosi salti di quasi due metri e non sempre risultiamo più veloci di loro. Anche le nostre Lambrette saltano sulle buche della pista come i canguri, ma un po’ meno disinvolte lo sono quando incontrano i tratti fangosi, conseguenza delle abbondanti piogge di qualche giorno prima ; impreparati finiamo tutti a gambe all’aria tranne Bill, che supera indenne il tratto viscido dimostrando una inaspettata dote di equilibrismo. Le cadute fortunatamente non provocano danni gravi agli scooters, in compenso veniamo ricoperti dal fango. Ci fermeremo per la notte a circa metà dei 250 chilometri che separano Boulia da Tobermorey. Tobermorey è una “Cattle Station” organizzata per ospitare i viaggiatori che passano da queste parti, dove si può campeggiare, acquistare il cibo e il carburante e soprattutto eseguire piccole riparazioni ai nostri scooters. Ripareremo le camere d’aria e il cavo dell’acceleratore danneggiato dai sassi e puliremo i filtri dell’aria. La notte non è stata delle più tranquille; infatti l’instancabile lavoro del generatore di corrente non ci fa chiudere occhio…. La lambretta di Bill si arrende. Denuncia un certo calo di potenza per aver aspirato l’impalpabile polvere attraverso una fessura apertasi nel filtro. La polvere provocherà una usura tale che, dopo qualche centinaio di chilometri, il motore di Bill si arresterà per mancanza di compressione. Piccole rotture, il cedimento dei silent block e dei portapacchi, l’arresto del motore per mancanza di compressione, convincono Bill che l’attraversata del deserto di Simpson non poteva essere portata a termine. I silent block del motore sono uno dei punti più sollecitati dello scooter quando si percorrono questi tipi di piste. Infatti, durante la preparazione degli scooters, con l’amico Stefano Balboni abbiamo pensato di sostituirli con qualche altro sistema che potesse essere più affidabile. Non avendo avuto idea migliore, avevamo optato per gli ormai collaudati silent block indiani che risultavano, alla fine, sufficientemente affidabili da permetterci di raggiungere la destinazione senza alcun problema. Procederemo in tre verso Jervois mentre Bill, raggiunto Alice Springs, ritornerà a recuperare la sua Lambretta abilmente nascosta tra i cespugli. La pista non concede respiro né a noi né alle nostre Lambrette. Intorno a noi il paesaggio desertico cambia frequentemente aspetto: aride dune, foresta xerofila di spinifex, arbusti, cammelli inselvatichiti, canguri, aquile,pappagalli; incontriamo perfino il brown snake, uno dei serpenti più velenosi che abitano in questo deserto. I cammelli sono stati introdotti in Australia per la prima volta nel 1840, ma già nel 1860 Burke e Wills li utilizzarono nella loro sfortunata spedizione. Anche Giles usò con successo i cammelli come mezzo di trasporto, raggiungendo le Olgas dopo un viaggio di 220 miglia e Queen Victoria Springs da Bumbury downs in 17 giorni, percorrendo 325 miglia. Per gli anni a seguire tutti i collegamenti con l’interno vennero mantenuti da carovane di cammelli, alcuni dei quali lasciati liberi e, inselvatichiti, hanno popolato vaste aree desertiche: ora sono circa 600.000 e, allevati, vengono esportati per usi commestibili. I cammelli vennero usati in numero massiccio anche alla costruzione della linea ferroviaria Adelaide-Alice Springs chiamata “Gan Rail” appunto in ricordo dei cammelli provenienti dall’Afganistan (in realtà però vennero portati dal Pakistan). Basta con i cammelli. Raggiungiamo Jervois al tramonto, affamati come lupi, dove Nadia cucinerà ottimi e abbondanti spaghetti all’italiana, ospiti di due tecnici della Telstra accampati in quel posto per installare un’antenna per i collegamenti telefonici. Anche Jervois è un punto di raccolta del bestiame e il proprietario della Road House ne possiede oltre 100.000 capi; c’è una pompa per il carburante, è possibile pernottare in tenda o in spartane “cabin” e rifornirsi di acqua. La signora addetta alla pompa di benzina vedendoci un po’ malridotti nel vestire e anche un po’ nell’aspetto ci consiglia di rifornirci di acqua in quanto non ci sono altri punti di rifornimento per centinaia di chilometri. Ovviamente ringraziamo la signora per la gentile attenzione riservataci, ci riforniamo di acqua e la salutiamo. Circa 200 km ci separano da Gem Tree, il prossimo punto di riferimento dove contiamo di arrivare per trascorrere la notte. Purtroppo su questo tratto, il timone del carrellino di Peter si rompe nuovamente e quindi deve essere abbandonato. Anche Peter ci lascia. Raggiungeremo Gemtree già con il buio, infreddoliti, stanchi e affamati e soprattutto rattristati per la mancanza dei fratelli Guthrie, che faranno ritorno a Sydney. Di fronte a noi ancora 3000 km da percorrere. Raggiungiamo Alice Springs a circa metà strada del nostro viaggio, dopo essere sbucati sulla Stuart Hyw, che collega Darwin con Adelaide, regno incontrastato dei Road Trains. Circa 80 km di strada asfaltata che copriremo in un soffio.
La leggendaria Alice Spring e Uluru, il cuore rosso dell’Australia.
Alice Springs, centro geografico dell’Australia, è ora una piccola, moderna città di circa 20.000 abitanti, ma non si potrà parlare di Alice Springs senza parlare della Overland Telegraph line, di Charly e Alice Todd e dell’esploratore scozzese John McDonall Stuart. Stuart che, lasciata Adelaide, raggiunge Port Darwin (ora Dawin) nel 1862 attraversando a cavallo il continente Australiano, all’epoca in gran parte inesplorato e riferendo che il suo stesso percorso potrebbe essere affiancato da una linea telegrafica lunga 3176 km utile a collegare l’Australia al resto del mondo via un cavo sottomarino tra Port Darwin e Singapore. Il primo messaggio da Adelaide raggiunse la Gran Bretagna il 21 ottobre 1872 e Charles Todd, sovrintendente dei telegrafi e capo generale delle Poste, venne acclamato, con i suoi uomini, come un eroe. Todd organizzò la costruzione della linea telegrafica, delle stazioni intermedie; la ricerca dei punti d’acqua necessari alle centinaia di operai impiegati nell’impresa e il reperimento dei 36.000 pali necessari a sostenere la linea composta da un solo cavo in acciaio. Le cronache dell’epoca evidenziarono che solo 6 operai persero la vita durante questa grandiosa impresa, soprattutto considerate le aride e desolate aree attraversate. Oltre alle comunicazioni con il vecchio continente, la linea telegrafica e le sue stazioni intermedie e i pozzi d’acqua rappresentarono per anni l’unico collegamento e supporto agli insediamenti, una sicurezza per le attività pastorali, per i viaggiatori e i pionieri. La storia di Alice Springs si ritrova nella Old Telegraf Station, ora area museale con tutte le strutture che diedero vita all’attuale città ; la Stazione Telegrafica era gestita inizialmente da sei uomini, per lo più utilizzati a mantenere efficiente i circa 290 km di linea sotto la loro assegnazione e il collegamento, possiamo dire con la civiltà , veniva assicurata all’inizio ogni due mesi da convogli postali di cammelli, più frequenti in seguito con l’aumento in quelle aree delle attività minerarie e pastorali. Dal 1926 in poi il servizio di collegamento venne espletato con un veicolo a motore. Nel 1932, con l’avvento delle nuove tecnologie delle comunicazioni e dei collegamenti aerei, la Stazione Telegrafica cessò di essere il ganglio più importante dell’Australia Centrale, ma Alice era già un piccolo villaggio, parte della leggenda. Ora ad Alice Springs, importante località turistica, c’è tutto quanto un viaggiatore proveniente dal nord o dal sud possa desiderare; anche noi provenienti da Sydney in Lambretta, percorrendo la Outback Highway intendiamo effettuare una confortevole sosta per lavarci, riorganizzare il bagaglio, controllare bene gli scooters, sostituire un pneumatico e soprattutto ritemprarci almeno un po’, prima di intraprendere la seconda metà del nostro viaggio. Qui rincontreremo i nostri amici Bill e Peter in procinto di partire per Sydney. Visiteremo anche il magnifico comprensorio naturalistico del Kings Canyon con un simpatico gruppo di turisti. Chiediamo i permessi necessari per attraversare le Aborigenal Lands ma, dopo aver visto le Lambrette, con evidente perplessità ci verranno rilasciati “solo sotto la nostra responsabilità ” ritenendo i nostri scooters inadatti alle strade che ci apprestavamo a percorrere. La mitica Lambretta inadatta?
Per favore non scherziamo…
Non abbiamo mai pensato, neanche per un secondo, di dover abbandonare o variare l’itinerario che ci eravamo originariamente prefissi. Lasciamo Alice dietro di noi con una buona scorta di benzina e un bagaglio ancora più leggero per percorrere un tratto della Stuart Hygway fino a Erdunda; da qui fino a Uluru (Ayers Rock) sulla Lasseter Hwy per un totale di 450 km in soli 2 giorni. Malgrado il peso e l’aerodinamica sfavorevole dovuta ai bagagli che sporgono dalla sagoma della Lambretta, corriamo veloci sulla Stuart Hwy mantenendo una velocità compresa tra i 100 e 120 km/h con punte anche superiori. Apprezziamo l’assenza di vibrazioni del motore dovute alla perfetta bilanciatura e alla generosa massa volanica dell’albero motore adottato mentre l’accensione elettronica ad anticipo variabile, settandosi automaticamente in funzione al numero dei giri, permette una erogazione più fluida della potenza. Anche il consumo di carburante risulta accettabile. Sul nostro percorso Stuart Well, Mt Ebenezer Road House, Curtin Spring, posti che avevamo visto sei anni prima durante il nostro precedente viaggio in Australia. Emergente dalla pianura Mt Ebenezer dal profilo squadrato, quindi Mt Connor mentre Uluru (Ayers Rock) ci appare improvvisamente: il Grande Cuore Rosso dell’Australia è davanti a noi nella sua maestosa grandezza e con il suo significato magico.
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Ferdinando Innocenti: Biography
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The beginning of the end
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