DUE LAMBRETTE QUASI CINQUANTENNI SCOPRONO L'AMERICA.
8.500 Km Coast to Coast e poi in Canada attraverso la Valle della Morte
Grandissima l'emozione di poter coronare uno dei tanti sogni lasciati nel cassetto: quello condiviso peraltro da ogni buon americano di poter attraversare Coast to Coast gli States.
Aggiungiamo che abbiamo voluto anche dare una motivazione storica legata sia alla nascita della Lambretta A sia al suo 50C° compleanno che avverrà il prossimo anno.
Forse non tutti sanno che, mentre la guerra volgeva al termine, Ferdinando Innocenti, nel suo ufficio di Roma, già pensava a come riconvertire la sua fabbrica di Lambrate gravemente danneggiata dai bombardamenti.
Prendeva così forma questo minuscolo veicolo - la Lambretta A - il cui avvio dipendeva in gran parte dalle forze di occupazione americane che controllavano lo stabilimento ritenuto di importanza strategica.
La Lambretta A, prima esperienza motoristica dell'Innocenti, non ebbe quel successo che, malgrado la pubblicità martellante ed innovativa per quell'epoca, il suo fondatore si aspettava e circa 2000 esemplari rimasti invenduti varcarono l'oceano per i mercati americani; non si sa quanti furono esportati in Sud America e quanti in altri paesi nord americani. Certamente una quota sostanziosa di questa Lambretta è arrivata negli States.
L'apparizione di questo modello è stato infatti segnato in qualche modo dalla cultura americana: il manubrio ricurvo stile yankee, la sella ricoperta di cuoio, il giovane cowboy in sella a questo nuovo "torello da domare", la marcetta che presentava gli spot radiofonici ne sono la prova.
La sua robustezza era già stata messa alla prova nel precedente "raid " Milano-Capo Nord-Milano? Minuziosamente controllata nella parte meccanica e dopo alcuni ritocchi al gruppo termico e all'albero motore, ci siamo permessi una modifica (non irreversibile) per poter utilizzare miscela al 2% di olio anziché 5-6%.
Questa modifica, ideata dall'amico Bruno Strigini, in deroga all'originalità , è stata necessaria per aumentare l'affidabilità del mezzo e adeguarlo alle lunghissime, interminabili pianure americane e in accordo alle severe disposizioni anti inquinamento di alcuni Stati attraversati. Le Lambrette, una A del 1947 e una 150 D del 1953, sono state spedite in container presso il nostro amico
Gene di New York, che ha gentilmente provveduto a farcele trovare sballate e pronte per la partenza.
Non nascondiamo che questa nuova avventura ci da una certa emozione e soprattutto l'assillo di aver trascurato qualche controllo o di aver dimenticato qualche ricambio, ci seguirà almeno per i primi giorni di viaggio; in seguito, il tranquillo scorrere dei giorni ci da sempre più sicurezza e una quasi certezza di raggiungere la meta.Il primo luglio la partenza; dopo le inevitabili foto di gruppo, una staffetta di amici lambrettisti ci accompagna, preceduti da Gene con il lampeggiante e ci aiuta ad uscire alla Grande Mela e imboccare la "numero 46".
a direzione sud ci porta, attraversando il New Jersey e la Pennsylvania, direttamente sui contrafforti degli Appalachi, catena montuosa di selvaggia bellezza che divide la costa atlantica dalle pianure centrali.
Contrariamente a quanto siamo indotti a pensare, ad appena pochi chilometri da New York si attraversano vastissime aree verdi, boschi quasi impenetrabili ove gli animali selvatici trovano rifugio e si riproducono in tutta tranquillità . Ne incontriamo lungo il nostro percorso. Cerbiatti che attraversano la nostra strada e istrici, procioni, scoiattoli, tartarughe, volpi; l'unico pericolo proviene dai veicoli che potrebbero inavvertitamente investirli.
Non è casuale passare da York (Harley Davidson) e Gettysburg che ha segnato uno dei momenti storici più importanti degli States; infatti qui si sono confrontati i due eserciti nella guerra di secessione lasciando sul campo oltre 50.000 caduti.
Il 4 di luglio è la Festa dell'Indipendenza per gli americani e, come ci è stato detto alla partenza "everybody go every where" tutti vanno ovunque. Niente di più vero. Traffico intensissimo anche se ordinato di famiglie che hanno deciso di trascorrere questa festività fuori casa, dagli amici, sui monti, sui laghi, "ovunque"; con campers, carrelli con ogni genere di veicolo al seguito, tutti con la loro brava bandierina e molti con camice o cappelli stars & stripes, "proud to be american". E c'è da capirli: gli States sono grandi in tutto....
Devo dire che, a bordo dei nostri piccoli scooters e con i bagagli, queste montagne ci sembrano ancora più alte e quando imbocchiamo la "Route 50" verso Cincinnati ci accorgiamo che sarebbero utili almeno una trentina di cavalli in più, specialmente quando, in queste strette serpentine montagnose, ci sentiamo alle spalle gli enormi radiatori degli enormi trucks che, alti come case, percorrono instancabilmente questo continente. In ogni caso gli automobilisti sono estremamente corretti e stanno molto attenti nel sorpassarci così che non abbiamo alcun problema.
Le penose performances delle nostre Lambrette nella spasmodica tensione di raggiungere le sommità , sono sopportate grazie alla certezza di trovarci poi di fronte ad emozionantissime discese che affrontiamo a testa bassa e qui mettiamo a dura prova i nostri freni e a volte anche le punte dei cavalletti.
La velocità (bassa) d'altro canto ci da la possibilità di apprezzare gli immensi paesaggi che abbiamo intorno e i profumi delle foreste che costeggiano il nostro cammino; Lexington, con gli stessi ranches dai quali provengono i più famosi cavalli da corsa e le praterie degli stati centrali, St. Louis, l'altopiano di Ozark, Fort Scott, punti di frontiera dei primi pionieri.
Ci rendiamo conto, durante il nostro viaggio, che l'hobby preferito degli americani è il taglio dell'erba ed il mezzo a motore più diffuso dopo l'auto è il tagliaerba. L'estrema cura degli spazi verdi ne è la conferma.?Dobbiamo renderci conto che non sempre il fondo stradale è un biliardo e a volte la mancanza di un efficace sistema di sospensioni mi spinge ad interpretare il giovane cow-boy che si vede sulla pubblicità della Lambretta A, ma con scarsi risultati: devo stringere i denti e serrare le manopole lasciando perdere lo stile per non essere sbalzato dal sellino.
Nei lunghi trasferimenti nelle grandi pianure dell'Illinois e del Missouri e negli altopiani del Kansas riusciano a percorrere fino a 35 km con un litro, mentre sulle montagne la media scende fino a 20-25 km/litro. I rifornimenti non hanno mai rappresentato alcun problema per i nostri mezzi, sia per la frequenza delle stazioni di servizio che per una tanica di carburante trasportato per ogni evenienza. La mancanza di miscela pronta ci obbliga però, ad ogni rifornimento, ad effettuare quella noiosa operazione di aggiunta dell'olio che tutti conosciamo.
Riusciamo pero in questo modo a bilanciare la percentuale di olio in base al percorso che dovremo intraprendere: un po’ più di olio se ci saranno salite molto ripide, meno con percorsi pianeggianti. Le stazioni di servizio aperte 24 ore su 24 (che bello!) fanno anche da negozio nel quale si possono trovare bevande per tutti i gusti, biscotti di ogni genere, frutta e i soliti nastri adesivi, collanti, specchi, cartoline e ogni tipo di lubrificante e additivi per il carburante? Molte volte si può fare un veloce breackfast o mangiare saporiti hot-dogs. Ghiaccio e acqua freschissima a volontà. Assolvono molto bene il compito di essere d'aiuto a chi viaggia.
L'obbiettivo di raggiungere S. Francisco e Vancouver non ci impedisce di fare frequenti fermate per meglio conoscere questo grande paese. Infatti ogni punto di un certo interesse storico o paesaggistico ci viene prontamente e chiaramente segnalato quindi possiamo utilizzare queste soste, chiamiamole culturali, per concedere qualche attimo di respiro sia ai motori che al nostro fondoschiena, non manchiamo di controllare che i bagagli siano ben fissati e che tutto sia a posto. Ogni sera vengono controllati tutti i bulloni, la pressione e lo stato delle gomme, i cavi dei freni e le lampadine; con minore frequenza, avendo verificato l'assenza di perdite, il livello degli olii.
Nella nostra corsa verso Ovest incontriamo gli altopiani del Kansas, teatro degli eroici scontri per la conquista delle nuove terre. Qui si respira ancora una certa aria di quei tempi. Dodge City, Cimarron, Fort Garland, Alamosa, le grandi distese, le abitazioni, la gente, ci riportano con la fantasia agli epici racconti: Buffalo Bill, Kit Carson, Sitting Bull e così via.
Il Colorado, uno degli stati preferiti dagli americani per le vacanze, offre, con le Montagne Rocciose, le Grandi Dune di Sabbia e la National Forest, uno degli spettacoli più' impressionanti in assoluto. Le nostre Lambrette dovranno superare questo ostico baluardo naturale che è stato una naturale difesa per gli Indiani e luogo di imboscate per i coloni in corsa verso la California; un "gradino" che non ci era sembrato così' alto durante la preparazione del nostro itinerario ma che con 10850 ft (3300 mt) ci consente certamente di stabilire un record.
Le Montagne Rocciose hanno messo a dura prova sia noi che i mezzi. Infatti una intensa grandinata ci sorprende in uno spazio aperto poco prima della salita che ci porterà con un freddo pungente fino al Wolf Creek Pass. Il paesaggio è eccitante anche se i nostri motori sono costretti a dar fondo a tutte le loro energie, mentre, durante la interminabile discesa, divertimento assicurato, con i freni incandescenti e le pedane a filo del terreno.
Dobbiamo dire che, durante tutto il viaggio, abbiamo dovuto adattarci ad un continuo cambiamento di temperatura, di altitudine e di clima; questi cambiamenti sono stati ben sopportati dalle nostre Lambrette che hanno sempre continuato il loro cammino senza alcun problema e senza incertezze.?Abbandonate le Montagne Rocciose, eccoci visitatori delle antiche abitazioni degli Indiani Pueblo (Mesa Verde) e di un curioso punto (Four Corners) ove 4 Stati si toccano con i loro confini, poi la Monument Valley, il deserto dell'Arizona sede delle trinù Indiane degli Hopi, Ute, Pueblo e Navajo.
Dopo Flagstaff percorriamo la storica "Route 66" fino alla mitica, incredibile, pazza Las Vegas. Per descrivere questa città ' non basterebbe un libro; ci asteniamo in quanto non sapremmo dare una descrizione sufficientemente esatta: diciamo solo che merita di visitarla almeno una volta. Capitale del divertimento e del gioco d'azzardo, sorge in un catino infuocato del deserto di Mohave, a dispetto del suo nome che significa "coperta di neve" e della sua origine mormone.
Il nostro arrivo in città coincide con un furioso ed improvviso acquazzone che rende "navigabile" in pochi minuti!? Dobbiamo praticamente improvvisarci marinai per poterci districare da queste vie ridotte a torrenti in piena, facendo uno slalom infernale tra auto ferme e cercando di evitare le onde di quelle che ancora riuscivano a muoversi. Già nella periferia della città , quando pensavamo di avercela fatta, un'onda più alta ci sorprende in un guado e ci obbliga ad uscirne a spinta. Solo qualche minuto e tutto torna come prima..... Avvicinandoci alla Valle della Morte, ben presto ci rendiamo conto che l'acquazzone appena subito non ha portato un seppur minimo refrigerio in questo che viene considerato, a buona ragione, il punto più caldo ed inospitale degli States. Fournace Creek, Badwather, Funeral Mountains, Devil's Golf course, sono solo alcuni dei nomi geografici della zona che rendono bene l'immagine della Death Valley.
Dopo aver dormito in un modesto ma pulito Motel e dopo aver fatto rifornimento di benzina e acqua, lasciamo Shoshone, la nostra ultima oasi, per addentrarci nella più profonda depressione USA con temperature incredibili. La partenza degli scooteristi che ostentavano sicurezza e calibravano con attenzione i movimenti, venivano visti dai locali della piccola comunità alla stregua di sciatori che vanno a sciare a piedi nudi. Infatti, se non è facilmente comprensibile, per la maggior parte degli americani, il percorrere distanze di questa entità con mezzi così precari, lo è ancor meno addentrarsi nella Death Valley con scooters di quasi mezzo secolo di anzianità .
La Death Valley si presenta al visitatore dall'alto di una catena montuosa che la circonda e che bisogna superare per poi buttarsi a capofitto in una interminabile discesa. Il fondo, una distesa di sale accecante con zone aride e distese di dune di sabbia.
Ci sono tracce di insediamenti preistorici e di una miniera di borace; il minerale veniva trasportato da un tiro di muli!?Fin troppo facile l'attraversamento con un fuoristrada magari con aria condizionata; infuocata la permanenza se si è a bordo di scooters e se poi soffia un alito di vento questo è caldissimo e rende incandescente i caschi, i vestiti e tutto quanto lambisce. La nostra esperienza maturata nei lunghi viaggi nel Sahara, non ci fa trascurare di fare qualche fermata in più per lasciar raffreddare i macinini e per bagnarsi con la poca acqua trasportata l'interno dei caschi e gli indumenti. Malgrado l'ambiente certamente non tra i più ospitali, dobbiamo ammettere che l'emozione è così grande da farci sopportare anche queste temperature vicine ai 47°C (all'ombra).
Lo scarso raffreddamento della Lambretta A provoca un lieve tentativo di grippaggio il che ci consiglia di fermarci nelle ore più calde e continuare al tramonto quando la temperatura scende a valori più umani. Lasciamo la Valle della Morte consapevoli di aver effettivamente chiesto troppo ai nostri mezzi anche se ora la meta finale, Vancouver, ci sembra ormai più vicina.
Solo la Sierra Nevada ci separa ora da San Francisco che raggiungiamo dopo due giorni e mezzo di viaggio attraverso lo Yosemite National Park a 3000 mt di altitudine in uno scenario alpino di straordinaria bellezza.Va rilevato che durante tutto il nostro viaggio non abbiamo mai incontrato alcuno scooter e che la stragrande maggioranza dei veicoli a due ruote è formato da maximoto. È comprensibile infatti che le lunghe distanze ne sconsigliano l'uso e le velocità modeste finiscono per essere un intralcio alla circolazione. Le Harley Davidson la fanno da padroni. Il popolo delle Harley sono come tutti gli arleisti nostrani vorrebbero essere, però, al contrario che da noi, tutti salutano, hanno la targa al posto giusto mentre fa fatica negli States ad imporsi la moda della lucina blu.
Se sei fermo sul bordo della strada, si fermano a chiederti se hai qualche problema e non mancano di farti sapere che sarebbero orgogliosi di avere una Ducati, ti considerano dei loro quando apprendono che fai tutto questo per amore della tua Lambretta!
Raggiungiamo San Francisco dopo soli 20 giorni dalla partenza e questo già ci sembra un bel risultato visto che le nostre due Lambrette non dimostrano alcun segno di affaticamento.
Dopo una sommaria pulizia dei mezzi ci concediamo una visita della città senza trascurare la ripida Lombard Street, Chinatown e North Beach (quartiere italiano).
Da San Francisco attraverso il Golden Gate ci dirigiamo verso nord percorrendo la strada costiera.
Spiagge meravigliose, una natura splendida, protetta e rispettata, una strada serpentina, un percorso saliscendi tra i boschi di eucalipti secolari fatta apposta per le due ruote: un vero paradiso per i mototuristi.
Colonie di foche e leoni marini vivono indisturbati su questa costa e sono meta di numerosi turisti. A Leggett attraversiamo come d'obbligo lo "Chandelier Tree" l'enorme sequoia di 6 metri di diametro nel cui tronco è ricavato un tunnel attraverso il quale può passare un'auto o... due Lambrette contemporaneamente e poi sulla "Strada dei Giganti dove si possono ammirare gli alberi più alti della terra: alcuni superano i 60 mt!!; le dune costiere dell'Oregon, il verde stato di Washington, Seattle, quindi il confine con il Canada e Vancouver.
Sono ormai 25 giorni che abbiamo lasciato New York e il nostro contachilometri segna 8480 km! Un abbraccio ai vecchi amici Mike e Elyssa che con apprensione hanno seguito la nostra avventura attraverso le telefonate che ogni tanto facevamo lungo il percorso e una breve ma gradevole vacanza in British Columbia a pescare, loro ospiti, in un lago circondato da foreste dove non è difficile incontrare gli orsi.
Lasciamo in buone mani ma con un po di malinconia le nostre Lambrette a Vancouver, non prima di averle minuziosamente pulite e controllate, pronte per il ritorno a New York attraverso il Canada: altri 6500 km.
Forse nemmeno il suo ideatore avrebbe immaginato che questo modesto veicolo, concepito per lo più per piccoli spostamenti, sarebbe stato capace di così tanto!