TRANS AUSTRALIAN TOUR - DA DARWIN A PERTH Seconda tappa: il parco naturale del Kakadu, il Kimberly aspro e bellissimo, il Great Sandy desert, i delfini e Perth, la perla del Western Australia
Abbandonata la Eastern Coast, la più conosciuta e turisticamente frequentata, la seconda parte del nostro viaggio prende in considerazione una delle aree più belle e selvagge del continente australiano e devo dire tra le più interessanti del pianeta.
Alle due Lambrette, lasciate in buone ed amorose mani degli amici dell'Italian Club, se ne aggiunge un'altra preparata e spedita via aerea dall'Italia dell'amico Vanes.
Bolognese, lambrettista ai suoi tempi, è da sempre stato affascinato dall'Australia quindi con entusiasmo si è unito a noi per continuare il viaggio insieme. Anche lui ha ridotto al minimo il bagaglio e già dai primi chilometri dimostra grande perizia nel controllare la sua 150 D.
Lasciamo gli amici di Darwin con l'immancabile foto di gruppo per addentrarci nel Kakadu National Park dopo aver percorso qualche centinaio di chilometri.
KAKADU NATIONAL PARK
Il parco, una vera oasi naturale, raccoglie una enorme quantità di animali selvatici, quali coccodrilli, canguri, uccelli, bufali e serpenti. La strada si diparte dalla Stuart Hgw e si inoltra verso Est nella savana australiana per qualche centinaio di chilometri per poi volgere a sud-ovest e ricongiungersi nuovamente a Pine Creek, uno dei più importanti centri minerari auriferi. Il nastro d'asfalto segue le ondulazioni del terreno e senza grossi problemi raggiungiamo Jabiru, dopo aver passato Adelaide River Crossing dove è possibile rivivere l'ambiente di Crocodile Dundee percorrendo il fiume ancora ricco di acqua, in questa stagione, per veder i Jumping Crocodiles (coccodrilli che saltano). Cartelli avvisano "abbiate cura della vostra vita, fate attenzione ai coccodrilli". Infatti, se un coccodrillo divora un umano è un incidente, mentre se uccidete un coccodrillo andrete incontro a pene molto severe.
A Jabiru non possiamo mancare di fermarci al Four Season Kakadu Hotel appunto con la forma di enorme coccodrillo! Non ci faremo pregare nel fare onore al cuoco per il monumentale buffet che per il resto del nostro viaggio rimarrà solo un piacevole ricordo!
Il giorno seguente visiteremo a Yellow Water, le paludi che ospitano oltre ai coccodrilli, migliaia di uccelli e prelibati Barramundi e, facendo qualche disgressione visiteremo le pitture rubestri aborigene e il Sandy Billabong (paludi sabbiose).
fa molto caldo in questo periodo ma, essendo la stagione secca, è sopportabile quando si è in movimento; in ogni caso il paesaggio circostante e la prospettiva di intraprendere un viaggio che ci porterà a scoprire nuove cose e nuovi orizzonti ci fa dimenticare disagi e fatiche.
La nostra piccola carovana lambrettistica fila sicura verso sud per prendere la direzione ovest più avanti per entrare nel Kimberly.
LA FINE DEL SOGNO
Purtroppo l'incrocio di due Road Trains in un tratto molto stretto costringe l'amico Vanes ad abbandonare la strada per non essere travolto. In quel abbiamo la sensazione che, almeno per lui, l'avventura australiana avesse fine e così sarà. Soccorso, accusava una profonda ferita all'avambraccio: fortunatamente nessuna frattura o traumi gravi. La Lambretta aveva piegato la forcella e lo sterzo.
Effettuiamo una veloce riparazione giusto per raggiungere il posto più vicino e da li, carichiamo la Lambretta e Vanes su un pic-up che raggiungerà l'ospedale di Katerine a circa 200 Km di distanza. Noi viaggeremo di notte per raggiungere l'ospedale.
L'infortunio si rivelerà più grave del previsto e vista l'impossibiltà di proseguire insieme, lasceremo quindi l'amico alle premurose cure dell'ospedale. Dobbiamo dire che il ricordo di questo brutto incidente e l'aver visto infrangersi un sogno che da tempo Vanes inseguiva non ci abbandonerà per tutto il viaggio anche se ogni sera non mancavamo di metterci in contatto con lui per avere notizie sull'evolversi della degenza.
RIMANIAMO IN DUE
Come abbiamo detto lasciamo la Stuart Hgw per volgere a ovest, sulla Great Northern Hgw. Qui il traffico è quasi inesistente, la strada scorre tranquilla tra basse montagne rocciose, attraversa fiumi a volte rigogliosi a volte asciutti; cespugli spinosi si alternano ai baobab (o bottle three) e alla prateria.
Le nostre tappe sono stabilite in precedenza in base ai punti di rifornimento e ai punti in cui potremo trovare ospitalità per la notte ma ogni sera, prima di coricarci, esaminiamo la carta stradale per poter programmare con maggior precisione le scorte di carburante, di acqua e di cibo per la tappa seguente.
Le nostre Lambrette si sono dimostrate instancabili fino ad ora ed attirano la curiosità di chi percorre queste strade, curiosità e ammirazione soprattutto da chi, come noi, condivide la passione per le due ruote e per l'avventura.
Entriamo nel Kimberly, regione geografica del Western Australia con 22.000 abitanti e 600.000 bovini: è una delle aree montagnose più aspre e nello stesso tempo più affascinanti del nord-est.
Kununurra è il centro più importante da cui partono le spedizioni all'interno di questa regione.
Laghi su diversi livelli comunicanti tra loro con cascate, torrenti impetuosi che trovano il passaggio tra le roccie, paesaggi lunari come il Bungle-Bungle e ancora laghi incontaminati nel quale è possibile la pesca e la vela e che consentono l'irrigazione di pianure vaste come la Svizzera.
DENTRO IL WESTERN AUSTRALIA
Ci dirigiamo verso sud, nel cuore del Western Australia. Questo stato australiano, quasi 8 volte più esteso dell'Italia, è il più vasto della Federazione e ha una popolazione di soli 1.800.000 abitanti dei quali 42.000 aborigeni; non a caso è considerato il Far West autraliano sia per le ricchezze minerarie sia per il territorio selvaggio e inesplorato.
Pur avendo solo un dodicesimo della popolazione, contribuisce per ¼ al reddito nazionale.
Qui si trovano oro, diamanti, perle, nichel, rame, gas, ferro solo per citare i più importanti.
A Timber Creek dobbiamo riparare il cavo della frizione e sostituiamo con l'occasione anche una leva incrinata con una ricavata dal pieno per noi, più robusta, dell'amico Osella.Qui ci rivolgiamo al meccanico della Roadhouse per avere un aiuto ma gentilmente ci risponde che ha molto da fare però non manca di cederci, al costo di "soli" 18 dollari, una tanichetta a "perdere" da 5 litri a noi assolutamente necessaria per aumentare la scorta di carburante per la tappa seguente. Non sempre in Australia abbiamo incontrato meccanici disponibili, anzi... ad Halls Creek un cartello recitava "non si fanno riparazioni ai turisti".... Complimenti!
In quasi tutto il western Australia questa è la stagione della fioritura quindi i bordi della strada sono trasformati in giardini lunghi centinaia di chilometri ininterrottamente, con oltre 3000 specie diverse di fiori, molti dei quali endemici; si possono incontrare mimose alte più di quattro metri e si è pervasi dai più disparati profumi, tenui, dolciastri, amari.
WOLF CREEK CRATER
Non possiamo perder l'opportunità, una volta ad Halls Creek di visitare Wolf Creek Crater: un cratere meteorico poco oltre un centinaio di chilometri di distanza, quindi facciamo la scorta di carburante e acqua e, per non appesantirci più del necessario, lasciamo il resto del bagaglio presso il Motel dove ripasseremo al ritorno. Dopo un primo tratto asfaltato ecco la direzione che indica la nostra destinazione. La strada, se così si può chiamare, è segnata da profonde rotaie lasciate da mezzi pesanti, così profonde che quasi le nostre Lambrette spariscono entrandoci; non ci facciamo troppo impressionare nella speranza che le condizioni potessere migliorare ma così non è stato.
La polvere rossa ci avvolgeva al nostro passaggio costringendoci a mantenere una certa distanza per consentire a chi seguiva di procedere con sufficiente visibiltà.
Il caldo soffocante, le braccia indolenzite dallo sforzo di mantenere gli scooter nella direzione voluta e i continui sobbalzi non lasciavano presagire nulla di buono sulla possibilità di raggiungere il cratere, inoltre le marmitte rischiavano di essere letteralmente strappate via in fase di atterraggio e così anche le tirantiere che sono alloggiate sotto la pedana. Più volte siamo stato costretti a fermarci per pulire i filtri dell'aria e le visiere, ma la determinazione di raggiungere la meta e di ritornare superavano ogni ulteriore considerazione.
Impiegammo quasi 7 ore per percorrere 100 Km! Una media oraria di poco superiore a quello di un maratoneta!
Ma i cratere era di fronte a noi. Il Wolf Creek Crater di origine meteorica ha un diametro di circa 800 metri e il suo bordo perfettamente circolare è di circa 4 m di altezza ed è per dimensioni il secondo del pianeta dopo il Meteor Crater in Arizona. Dal bordo si può vedere la pianura desertica circostante nella sua desolata immensa estensione. Pochi minuti di sosta e poi la partenza per non farci sorprendere dal buio durante il ritorno.
Al momento della partenza ci accorgiamo che durante il tragitto si era svitato il tappo di livello dell'olio a causa di qualche urto e quindi quasi tutto l'olio ne era fuoriuscito.
Il procedere senza lubrificante per lo più in quelle condizioni di servizio avrebbe inevitabilmente messo fuori uso il cambio impedendo inoltre il proseguimento del nostro viaggio. Inattuabile il traino in quelle condizioni di terreno: non abbiamo altra alternativa che raggiungere il villaggio per recuperare la Lambretta in panne. Ma il rischio al quale uno di noi sarebbe andato in contro, nel ripercorrere da solo in cerca di aiuto quel tratto di pista o peggio in due sullo stesso scooter ci spingeva a trovare una qualsiasi altra soluzione: il sole sopra di noi, il tempo a disposizione e la piccola scorto di acqua ormai alla fine inoltre la remota possibilità che qualcuno passasse di li in tempi brevi, ci spingeva a far presto.
Ci ricordiamo che gli autisti nel deserto, in presenza di forti perdite dai cambi o dai differenziali non esitavano, per ritornare con i loro mezzi, a mescolare l'olio con la segatura. Questo impasto denso rimanendo attaccato agli ingranaggi consentiva la loro lubrificazione ancora per chilometri, quanto bastava per rientrare alla base.
Sostituiamo con un piccolo ramoscello il tappo perso bloccandolo in sede con una striscia di camera ad aria e quindi facciamo della segatura con il seghetto e il coltello multiuso facendo bene attenzione che sabbia o altre impurità non finissero nell'impasto. Utilizziamo l'olio fluidissimo della miscela che altrimenti da solo sarebbe uscito dopo pochi chilometri per ottenere qualcosa che sarebbe diventato una specie di poltiglia sufficientemente viscosa da assicurare la lubrificazione all'interno del cambio.
Il giorno dopo puliremo il cambio con del gasolio preoccupandoci che non vi sia rimasta traccia di segatura all'interno e riprenderemo il nostro viaggio in direzione di Perth.
Lungo il nostro percorso si succedono gli incontri con animali di tutti i tipi: qualche volta ci fermiamo e aiutiamo grossi varani ad attraversare la strada affinche non vengano travolti da qualche veicolo o divorati da qualche rapace che li aspetta allo scoperto. Non capendo le nostre intenzioni dapprima si gonfiano, poi agitano una sottile lingua a spatola violacea e si lanciano a scatti contro le nostre calzature... non adottiamo la stessa tecnica con i serpenti!
Il nostro viaggio prosegue malgrado le continue forature. Il manto stradale ruvido, ottimo per sostenere il peso dei road trains, surriscalda le nostre piccole ruote e oltre a vedere rapidamente consumarsi il battistrada le rende vulnerabili alle forature. Le riparazioni si susseguono...
Raggiungiamo Derby, porto sul mare ove si carica, attraverso un pontile proteso nell'Oceano Indiano il minerale nichel. Importante centro per la coltura delle perle, residenza di una consistente comunità di cinesi e filippini, Derby è la città del Flyng Doctor. E' conosciutissimo e conservato a Derby un enorme baobab cavo usato come prigione per gli aborigeni: poteva contenere 15 prigionieri.. ben stipati!
Lasciato Derby è d'obbligo fermarsi a Broome. Sull'Oceano indiano, centro del commercio delle perle è una accogliente cittadina turistica. L'enorme spiaggia di sabbia bianca che si estende ininterrottamente per oltre 180 km verso sud è frequentata dal turismo internazionale più esigente.
Il tramonto del sole sull'oceano, lo si legge su tutte le guide turistiche, è uno spettacolo che non vogliamo perdere.
Alle nostre spalle il paradiso di Broome e di fronte il Great Sandy Desert con tutta la sua desolazione e selvaggia bellezza.
Le dune rosse di questa zona del Great Sandy Desert suggerì all'esploratore Leichard che esplorò questa regione con una carovana di cammelli, di chiamare un piccolo agglomerato di case Sandfire (sabbia infuocata).
Il caldo è più attenuato dalla vicinanza del mare anche se il vento a volte è forte e ci impedisce velocità sostenute: la media a volte è di soli 40 km/h.
L'INCONTRO
Ormai abituati a convivere con le forature non ci facciamo quasi più caso però questa volta ci accorgiamo di avere una gomma a terra poco dopo essere ripartiti. La temperatura è alta a meggiogiorno e soprattutto il mastice è sparso nella borsa degli attrezzi... Smontiamo la camera ad aria e aspettiamo il passaggio di qualche automobilista per chiedere aiuto... inaspettatamente, camminando sul bordo della strada, si avvicina a noi un vecchio aborigeno. Capelli lunghi e barba bianca, pantaloni kaki provati da un lungo uso, un sacco di tela a spalla, una borraccia. L'aspetto è imponente e fiero.
Si avvicina e compreso il nostro imbarazzo ci chiede se ci può aiutare: annuiamo e lui chiede una moneta da 25 cent. Cerchiamo nelle nostre tasche, ma inutilmente... "Guai non avere una moneta da 25 c." sentenzia. Fruga nella sua sacca e ne recupera una, proprio da 25 c. Ci chiede ancora se fumiamo e al nostro diniego ci sussurra: "guai non fumare". Prende la moneta con un rametto a mo di pinza, la scalda con un accendino dalla fiamma lunga e fumosa, l'appoggia sulla toppa ormai quasi completamente scollata e la comprime qualche attimo con un sassolino per non scottarsi e il gioco è fatto. Increduli e stupiti dimostriamo la nostra gratitudine offrendo una ricompensa; il vecchio rifiuta educatamente e solo dopo la nostra insistenza bisbiglia che basta il corrispondente di una birra: un dollaro.
Rispondiamo che forse una birra non basterà a placare la sete. Sorride con gli occhi e ribatte "va bene.. due birre" e con passo lento ma sicuro si allontana nel deserto senza mai voltarsi.
Raggiungiamo in serata la Road house e raccontiamo del singolare incontro. Nel Great Sandy Desert lo conoscono tutti. E' un vecchio patriarca di cento anni, anno più anno meno, che nel passato ha accompagnato cercatori d'oro, cacciatori, avventurieri e spedizioni minerarie. Ora è vecchio e soprattutto l'elicottero, l'aereo e le carte geologiche rendono la sua conoscenza del terreno non indispensabile per cui passa il suo tempo a far visita alle mogli, ai figli, ai nipoti e pronipoti sparsi in tutta la regione, un giorno qui, un giorno la, sempre a piedi con la sua vecchia sacca, la borraccia e con i sandali costruiti con i pneumatici di auto e soprattutto con la sua saggezza.
PORT HEDLAND
Capolinea della ferrovia che trasporta minerali di ferro (ematite) dalle miniere a cielo aperto alla costa e descritta come "una città dove si va per un pò di tempo, quanto basta per fare un buon gruzzolo per poi andarsene". A 15 km dalla città la "A" si ferma e non vuole più saperne di ripartire. Non potendo effettuare un controllo, riteniemo che la bobina abbia terminato di funzionare.
Nadia provvede al traino con la sua 150 D. Una volta ritornati in Italia scopriremo che la causa era da imputarsi al condensatore. Sostituiremo per sicurezza puntine e condensatore. Per quanto concerne la bobina utilizzeremo quella di scorta portata con noi per la 150 D portandola all'esterno, fissata con nastro adesivo ad uno dei due tubi del telaio.
La modifica ci è indispensabile in quanto la bobina richiesta dall'Italia sarebbe in ogni caso arrivata troppo tardi e non potevamo permetterci soste così lunghe.
Da qualche giorno la A lascia dietro di se una fitta coltre di fumo azzurrognolo... segno che i paraoli lasciano passare l'olio del cambio...
Lasciato Port Hedland facciamo sosta sull'Oceano Indiano a Dampier, grazioso porto, a Carnavon, dove si possono gustare le migliori aragoste del pianeta, Monkey Mia, Kalbarry, stupenda località dove il fiume Murchison si butta nell'Oceano dopo aver disegnato pittoresche anse e formato profondi canions.
Anche a Kalbarry il meccanico è molto impegnato e scortese...
I DELFINI DI MONKEY MIA
Una strada lunga 120 km fiancheggiata da cespugli fioriti, collega la N.W. Hgw con l'oasi naturale di interesse mondiale; un vento fortissimo rende il nostro avvicinamento estremamente lento e faticoso ma quanto vedremo a Monkey Mia ci ricompenserà di tutto.
In questa profonda baia dove l'inquinamento è sconosciuto, i delfini dell'oceano si avvicinano alla costa e si lasciano accarezzare dai turisti che gli porgono i pesci. A volte succede che loro stessi arrivino con i bocca un pesce per i turisti... Anche i pellicani e altri uccelli marini sono di casa e facilmente avvicinabili e disponibili a farsi fotografare.
Lasciamo Monkey Mia dopo esserci ripromessi di ritornare per rimanere più a lungo.
Ormai da qualche giorno il caldo torrido di Darwin e il vento infuocato di Great Sandy Desert sono un ricordo. Incontriamo ormai vaste aree coltivate e la presenza di villaggi e insediamenti sono sempre più fitti. Il clima è più temperato e il giubbino è necessario a proteggerci nelle ore del mattino e di sera.
Geraldton è la prima grande città, a poco meno di 500 km dalla capitale.
Nel nostro avvicinamento a Perth visiteremo ancora, tra l'altro, nelle vicinanze di Cervantes "The pinnacles" un deserto cosparso di pinnacoli di pietra alti da pochi centrimetri fino a 4 metri. Il paesaggio è veramente inconsueto ed affascinante.
Ormai la tiranteria del cambio della A ha acquistato giochi abbastanza sensibili per cui l'inserimento delle marce deve essere effettuato spostando con il piede la levetta di comando, la fumosità nel contempo è notevolmente aumentata.
A qualche decina di chilometri (75 per la precisione) quando ormai è questione di ore per raggiungere Perth, la Lambretta A esala il suo ultimo respiro e nulla vale a ridarle la vita.
Cerco di raggiungere Perth facendomi trainare dalla 150 D ma presto desistiamo sia per non sfiancare la Lambretta sia perchè l'accresciuto traffico nelle vicinanze della grande città rende pericoloso il procedere a velocità così basse.
Ci sentiamo come si sente lo scalatore che, arrivato a pochi metri dalla vetta, non riesce a raggiungerla anche se nulla toglie alla magnifica esperienza durata 5.000 km, vissuta in questa seconda parte del viaggio australiano.
Arrivati a Fremantle, incuriosito dai nostri scooter sul retro del pic-up, si avvicina John che ci saluta dalla sua Vespa. Incredibile! Sulla sua maglietta spicca l'emblema "Lambretta".
John, di Oxford, è a Fremantle da 10 anni e da qualche tempo con un altro socio manda avanti un negozio di vendita, riparazione e noleggio di scooters.
Sta restaurando una "LI 150 Pacemaker", di sua proprietà, e una LD di un cliente. E' entusiasta di vedere Lambrette così vecchie e ci invita a visitare il suo negozio poi ci farà da guida turistica attraverso la città.
Fremantle è un porto ad una decina di chilometri a sud di Perth ed è stato il primo insediamento occidentale in Western Australia; qui risiede un gruppo consistente di immigrati italiani ed ha ospitato, agli inizi, in una prigione rotonda (Round House), ora edificio storico, i prigionieri più riottosi. E' inoltre considerata la più europea delle città australiane.
Lasceremo le Lambrette presso Vincenzo Letizia, anch'egli di origine italiana che ne avrà cura sino al nostro ritorno.
Questa seconda tappa australiana non è stata in assoluto la più lunga, con i suoi 5.000 km; certamente è stata la più sofferta sia per noi che per le Lambrette. Ma come in questa ultima esperienza lambrettistica ci siamo affidati così totalmente al loro instancabile lavoro e mai abbiamo chiesto così tanto... e forse abbiamo chiesto troppo!
Sostituiremo il paraolio della A, la tiranteria del cambio, ripareremo la Lambretta 150 D incidentata dall'amico Vanes e ripartiremo per attraversare l'Australia da Ovest a Est, fino a Sidney: oltre 6.000 km in 20/25 giorni di tempo.
Mai come in quest'ultimo viaggio Nadia ha dimostrato di essere una vera compagna di viaggio sempre all'altezza delle situazioni; non ci sarà nell'ultima parte del viaggio per motivi professionali e la sua instancabile 150 D sarà affidata alla guida dell'amico Jean Claude, anch'egli contagiato dal mal d'Australia.