20 ottobre 2002 EL ALAMEIN (EGITTO)
«Sono trascorsi 60 anni; il mondo è cambiato profondamente, lo ha cambiato la stessa generazione che si era combattuta a El Alamein. Noi sopravvissuti lo abbiamo giurato nei nostri cuori: abbiamo cercato di costruire un mondo diverso, più libero, più giusto».
Tra le dune del deserto egiziano, nel sacrario italiano che racchiude le spoglie dei 4.800 caduti, Carlo Azeglio Ciampi prende spunto dalle tre epiche battaglie combattute tra il luglio e il novembre del '42 per sottolineare il percorso compiuto da quei lontani anni, ma anche le conquiste raggiunge e la necessità di difenderle, prima fra tutte la libertà .
«Ogni duna, ogni metro di questo deserto - ha detto il capo dello Stato durante la celebrazione del 60° anniversario della battaglia - furono aspramente contesi, con eroismo, con l' onore delle armi. Una lapide italiana dice che “Mancò la fortuna non il valore”. Nessuno mancò di valore.
Caddero in migliaia. Tanti compagni d'arme, tanti amici della mia gioventù non sono tornati. Oggi siamo qui, fraternamente uniti a rendere onore a tutti i caduti di El Alamein con commozione e con animo riconoscente».
Le generazioni che non hanno vissuto la guerra «devono avere piena consapevolezza delle conquiste di libertà e di democrazia e difenderle col coraggio e la dedizione che i combattenti di 60 anni fa a El Alamein mostrarono su questo campo di battaglia», ha aggiunto il capo dello Stato. E Ciampi ha indicato il punto di riferimento da qui trarre indicazione in questi non facili mesi.
«La Carta delle Nazioni Unite ha recepito l'anelito di pace e la consapevolezza della necessità di un impegno comune. Ha stabilito le regole di una comunità internazionale che crede nel diritto e nella collaborazione tra gli Stati. Nei Balcani, in Afghanistan, nel vigilare su una pace talvolta precaria in varie parti del mondo, i soldati delle nostre nazioni assolvono insieme compiti difficili e pericolosi».
Ciampi ha voluto ricordare la sanguinosa battaglia che fu combattuta nel deserto egiziano tra il giugno e il novembre del '42 e che si concluse con la sconfitta delle truppe italo-tedesche e la vittoria della VIII armata britannica guidata dal gen. Montgomery. Quella battaglia si rivelò come una delle battaglie chiave della seconda guerra mondiale: era in palio l'accesso delle forze dell'Asse a Suez e al Medio Oriente. Oggi le potenze di allora convivono pacificamente e cooperano nell'Unione Europea ed è con questo spirito che lontani avversari ricordano oggi caduti di quel lontano conflitto. Alla cerimonia erano presenti anche rappresentanti dell' Inghilterra, della Francia, dell'Australia, della Nuova Zelanda e oltre 300 reduci italiani.
Ciampi ha consegnato alla vedova del gen.Paolo Caccia Dominioni la medaglia d' oro al Valor dell'esercito militare che gli è stata concessa alla memoria, lo scorso 26 luglio, su proposta del ministro della Difesa. L'ufficiale, dopo aver partecipato ai combattimenti di El Alamein, finita la guerra, per oltre 12 anni si impegnò direttamente nell'ardua e rischiosa missione di ricercare le salme dei caduti di ogni nazione, disperse tra le sabbie del deserto, tra i campi minati, che causarono ferite e provocarono la morte di sei suoi aiutanti beduini.
Caccia Dominioni, inoltre, viene ricordato come ingegnere ed architetto, quale progettista e costruttore del monumento ottagonale eretto nel 1959 per dare vita al sacrario militare italiano, dove sono state trasferite le spoglie dei dispersi fino allora sepolti nel piccolo cimitero di «Quota 33», la piccola duna che fu protagonista di lunghi, sanguinosi e alterni combattimenti.
Fonte: Il Giorno - 20 ottobre 2002